DA DOVE LA VITA E' PERFETTA



Quando mi capita di fare un viaggio ritrovandomi a passare vicino alle periferie delle grandi città resto sempre sconvolta davanti ai casermoni grigi, infiniti lumaconi che cadono a pezzi, senza terrazze e che a me ricordano gli ospedali. Palazzoni tristi senza un filo di verde, senza niente che renda umana l'esistenza e addolcisca il cuore, solo dormitori per km e km. Così ogni volta mi sale l'angoscia e una rabbia sorda per chi li ha disegnati, per chi ha voluto solo il grigio e il nulla di una disperata desolazione. Poi ogni volta ecco che mi ritrovo a pensare se fossi nata lì, dentro uno di quei casermoni, come sarebbe stata la mia vita, cosa ne avrei fatto della mia adolescenza, della mia infanzia. Come avrei fatto ad evitare di prendere una strada sbagliata, una via facile per uscire da lì, come avrei fatto a non odiare fin nel midollo chi nasceva in altre parti, chi aveva una casa vera e cento milioni di possibilità da giocarsi. Mi si stringe sempre forte il cuore e provo ad immaginare le storie, la quotidianità, ma poi la macchina procede veloce ed il paesaggio cambia e io mi dimentico di immaginare. Questa è la differenza tra una persona qualunque e uno scrittore. Lo scrittore, non smette mai di immaginare e quando la testa è piena inizia a scrivere e alle volte escono libri come quelli di Silvia Avallone dove trovi quello che per anni hai immaginato tu, narrato magistralmente, che non puoi fare a meno di leggere alla velocità della luce per poi scoprire arrivata quasi alla fine che non ce la puoi fare a separarti da loro, dai personaggi, ed inizi a centellinarne le pagine sperando di non arrivare mai alla fine. 


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