L'ANGOLO DI FABIENNE
GIAPPONE: IL FUTURO DEI RIFIUTI POST-CATASTROFE
par GlobalInfoAction Italia, vendredi 3 février 2012, 12:53 ·
03-02-2012 Mentre la minaccia nucleare si allontana da Fukushima, la
questione della gestione dei rifiuti resta sospesa. Ai detriti dello
tsunami si aggiungono adesso quelli della decontaminazione nucleare.
Incenerimento o stoccaggio, il governo fatica a trovare una soluzione
soddisfacente col rischio di propagare la contaminazione in tutto il
paese.
Il 26 dicembre scorso, è stata decretata dal governo giapponese, la fine ufficiale
dell'incidente di Fukushima grazie "all'arresto a freddo" dei reattori *. Ora egli ha intenzione di
mettere in opera il piano di decontaminazione della provincia di
Fukushima e dei dintorni. Dei rifiuti contaminati che si aggiungono a
quelli dello tsunami, la cui sorte non è ancora risolta. Perché negli
ultimi mesi sono successi degli "incidenti" nella gestione dei primi
rifiuti della catastrofe.
L'incenerimento, una via criticata
In
Giappone, la principale via di smaltimento dei rifiuti è
l'incenerimento a causa dello spazio limitato esistente nel paese. Ma
fin dal mese di marzo, dopo l'incidente, dei rifiuti verdi contaminati
sono stati inceneriti in zone lontane da Fukushima negli inceneritori
di rifiuti domestici, generando delle ceneri altamente radioattive (da
100 000 a 140 000 Bq/kg). "Le ceneri concentrano in un ordine di
grandezza di 10 volte la radioattività dei rifiuti inceneriti", spiegava
"Robin des bois" nel suo rapporto di settembre. Attraverso gli scambi
di ceneri tra province, fatti prima della catastrofe, queste hanno
viaggiato e sono state depositate nel nord del paese. In maggio, l'ACRO,
Associazione per il controllo della radioattività nell'ovest, mostrava
analisi dai risultati inquietanti nei dintorni di un inceneritore di
fanghi contaminati nella baia di Tokio. Fine agosto, 42 inceneritori
nel paese superavano 8000 Bq/kg, soglia oltre la quale le ceneri
radioattive non possono più essere depositate con i classici rifiuti
domestici . Infine, inizio gennaio, è la città di Kashiwa nella
periferia di Tokio a dover fermare il suo inceneritore a causa
dell'accumulo delle ceneri radioattive superiori a 8000 Bq/kg. Per Robin
des bois, "nessun protocollo chiaro è messo in opera quasi un anno dopo
la catastrofe. Si osserva una lenta ripartizione della radioattività
post-Fukushima sull'insieme del territorio, in ogni caso nella metà nord
dell'arcipelago". A nord del Giappone, Robin des bois ha stimato che a
fine ottobre erano state prodotte 70 000 tonnellate di ceneri
radioattive.
La popolazione, inquieta, rifiuta oramai
che i detriti dello tsunami - a priori non contaminati - siano
inceneriti, il che rischia di generare dei ritardi nello stoccaggio.
Secondo le fonti, la quantità dei rifiuti dello tsunami potrebbe
rappresentare tra 25 milioni di tonnellate secondo il governo e 80
milioni secondo i periti del Japan Research Institute. Per rassicurare i
suoi abitanti, la città di Tokio, che prevede di eliminare 500 000
tonnellate di rifiuti generati dal terremoto, ha intenzione di
organizzare dei controlli di radioattività ogni settimana all'uscita
dell' inceneritore e nelle ceneri. Ma la radioattività
generata dai rifiuti si ritrova già nei nuovi edifici, costruiti dopo
la catastrofe. Perché in Giappone, come in Francia, le ceneri incenerite
sono spesso riciclate ed incorporate nel cemento e nel calcestruzzo.
Dalla catastrofe, questa pratica continua con le ceneri di cui il tenore
medio è inferiore a 8000 Bq/kg "è previsto di rinforzare la
tracciabilità del cemento contaminato e di dedicarlo agli usi non
residenziali ma gli errori di scambi potranno essere del tutto evitati? "
si chiede Robin des bois. In quanto a certi materiali
contaminati direttamente dai rigetti della centrale, sono stati già
utilizzati per costruire edifici nuovi. Dei livelli di radiazione, che
vanno fino a 1,24 microsievert per ora (µSv/h) sono stati rilevati in
un palazzo di Nihonmatsu, una città a 55 chilometri da Fukushima, lo ha
indicato l'AFP. L'edificio, dove vivevano 12 famiglie era stato
costruito col cemento fabbricato a partire da ghiaia raccolta in aprile
in una strada vicino alla centrale incidentata. Il governo giapponese ha
aperto un'inchiesta il 16 gennaio scorso: gli abitanti dell'edificio
sarebbero esposti ad un tasso di radiazione di circa 10 millisievert
(mSv) all'anno, ossia la metà del livello fissato dalle autorità per
decretare un'evacuazione
Alla ricerca di un luogo di stoccaggio per i rifiuti contaminati
Per
i rifiuti generati dalla decontaminazione di Fukushima, c'è un altro
problema: "Per il momento, non è fuori questione che questi rifiuti
siano inceneriti" spiega David Boilley dell'ACRO. Ma rischia di essere
prodotta un'altra quantità colossale di rifiuti. Il metodo, già
adoperato per decontaminare i cortili delle scuole a Fukushima, consiste
nel raschiare la terra su una profondità di alcuni centimetri ed in
foresta di raccogliere tutti i detriti al suolo. Ed il governo ha
annunciato che si sarebbe fatto carico della decontaminazione della
provincia di Fukushima così come di tutte le zone in cui la
contaminazione supera 1mSv/an. "Per Fukushima, ciò rappresenta 29
milioni di m3 di rifiuti e fuori provincia rappresenta 13 000 km2 da
decontaminare" spiega David Boilley. Eppure, tra lo stoccaggio e
l'incenerimento, non esistono altre alternative per gestire questa
quantità particolarmente importante di rifiuti . "Ci sono numerosi studi
in corso su come lavare i fanghi con l'acqua e l'uso di resine a
scambio ionico per decontaminarli ma per ora è solo sperimentale",
aggiunge David Boilley. Il governo vorrebbe stoccare i
rifiuti nel distretto di Futaba estremamente contaminato poiché si
tratta di quello dove c'è la centrale. Ma i sindaci delle 8 municipalità
coinvolte rimangono scettici perché sperano in un ritorno della
popolazione e questi rifiuti rappresentano un problema. In attesa di
trovare un luogo per la decontaminazione all'infuori di Fukushima, le
municipalità dovranno gestire loro stesse lo stoccaggio dei loro
rifiuti. Mentre l'inizio della decontaminazione è previsto per la
primavera prossima dal governo, la capacità di gestione di questi
rifiuti supplementari rimane per ora compromessa.
* L'arresto a freddo è decretato quando la temperatura dei reattori passa sotto la barra dei 100°C.
Tradotto per Biancheggiando da Fabienne Melmi.
ammazza.. che roba! baci
RispondiEliminatesoro cerca di togliere i codici!!! ci vuole poco, ho scritto anche un post, vieni a leggerlo!
mette i brividi... ho provato a cercare il post nel tuo blog ma non l'ho trovato... mi lasci il link?! grazie!!!
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