ANTONIA POZZI



ANTONIA POZZI (1912-1938)
Antonia Pozzi nasce il 13 febbraio 1912. Cresce dunque, in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala, dove poi la seguirà anche Antonia. Durante il liceo Antonia stringe intense e profonde relazioni amicali ed è proprio in questi anni che incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza dell’amore. È infatti affascinata dal professore di greco e latino, un amore intenso e tragico, perché ostacolato dal padre e che porterà alla rinuncia nel 1933. In realtà questo amore resterà incancellabile dalla sua anima. Nel 1930 Antonia entra all’Università nella facoltà di lettere e filosofia. In tutti questi anni di liceo e di università Antonia sembra condurre una vita normalissima, almeno per una giovane come lei, di rango alto-borghese, colta, piena di curiosità intelligente, desta ad ogni emozione che il bello o il tragico o l’umile suscitano nel suo spirito. Viaggerà molto, nel 1931 è in Inghilterra, ufficialmente per apprendere bene l’inglese, mentre, vi è stata costretta dal padre, che intendeva così allontanarla da Cervi; nel 1934 compie una crociera, visitando la Sicilia, la Grecia, l’Africa mediterranea. Fra il 1935 e il 1937 è in Austria e in Germania, per approfondire la conoscenza della lingua e della letteratura tedesca. Intanto è divenuta “maestra” in fotografia. Si vanno così componendo i suoi album, vere pagine di poesia in immagini. Questa normalità, è, però, solamente parvenza. In realtà Antonia Pozzi vive dentro di sé un incessante dramma esistenziale, che nessuna attività riesce a placare: né l’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, né l’impegno sociale a favore dei poveri; né la poesia, che rimane, con la fotografia, il luogo più vero della sua vocazione artistica. La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: muore suicida il 3 dicembre del 1938.


NOVEMBRE

E poi - se accadrà ch'io me ne vada -
resterà qualche cosa
di me
nel mio mondo -
resterà un'esile scia di silenzio
in mezzo alle voci -
un tenue fiato di bianco
in cuore all'azzurro -

Ed una sera di novembre
una bambina gracile
all'angolo d'una strada
venderà tanti crisantemi
e ci saranno le stelle
gelide verdi remote -
Qualcuno piangerà
chissà dove - chissà dove -
Qualcuno cercherà i crisantemi
per me
nel mondo
quando accadrà che senza ritorno
io me ne debba andare.

Commenti

  1. E' una storia triste la sua ma sono sempre più convinta che i migliori versi si scrivono quando si è profondamente tristi. Grazie del post. Questa sera è il linea con il mio stato d'animo.

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  2. a volte dall'infelicità nasce il genio... l'infelicità porta a conoscersi meglio, a guardare nella parte più profonda della propira anima peccato che a volte dalla propria infelicità non si "ritorni", come in questo caso.
    Grazie di aver raccontato la storia di Antonia Pozzi, non la conoscevo.
    un bacio e buona domenica

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  3. Ciao Alice, ciao Puntopasta, sono daccordissima con voi, è dall'infelicità che un poeta tira fuori il meglio di se. Ma la differenza tra un vero poeta e un poeta dilettante è che il primo continuerà a comporre poesie anche quando sarà felice!!! buona domenica a tutte e due!!!

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  4. daccordo con puntoepasta e alice e chiara :-)..... vedi totò, lui per esempio diceva che non si puo' far ridere davvero se non si è conosciuta la vera miseria

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